Conversazioni con la morte
Conversazioni con la morte

Conversazioni con la morte

Tranquilli, non vi riguarda, potete continuare a sorridere, o a deprimervi, insomma quello che stavate facendo prima.
Riguarda invece me, e il Ballrog che mi abita, ben nascosto presumo nelle tasche della mimetica.
Inizio …. dall’inizio: ero bella rilassata a sgranocchiare frutta secca e mi squilla il cellulare.
Mi aspetto il solito sottofondo di chiacchiericcio che immancabilmente annuncia un call center e invece, tranquilla e decisa una voce mi annuncia:
‘Buonasera Hilly, sono la morte e volevo avvisarti che passerò da te la prossima settimana’.
La cosa è così surreale che subito subito non mi spavento e invece guardo il display tipo specchio delle mie brame. Poi mi sale dal profondo una fifa che si ingigantisce man mano che sale, come quando pensi di essere incinta ma non vuoi.
Il cellulare si rianima e la voce prosegue:
‘Caro utente vuoi servizi aggiuntivi a pagamento?’
‘Per posticipare l’appuntamento, premi 1’
‘Per cederlo ad un tuo nemico, premi 2’
‘Se vuoi ricevere una consulenza personalizzata, premi 3’.
Allora, diciamo che di gente che mi sta sulle croste sicuro ne posso radunare un po’, ma da qui ad andarla a trovare al cimitero con un mazzo di fiori in mano e dire agli altri visitatori ‘Hei, hai visto quella lapide? Sono stata io!’, insomma ce ne passa.
Posticipare, grazie no, poi mi richiama e io dove mi nascondo?
Con le mani ormai sudate premo 3, metto in viva voce e mi siedo, o meglio stramazzo sulla poltrona. Caspita, come è diventata piccola questa stanza. E come mai fa così caldo? E perché mi sento così immediatamente disposta a tutto, pur di salvarmi la pelle?
Proprio così, mentre attendo il consulente, tutti gli open talk a cui ho assistito (alcuni pure pagando) sulla contagiosità del fare cose positive, tutte le parole come inclusività, altruismo, tolleranza mi sembrano delle immani cazzate.
Si l’ho scritto, cazzate. Cari miei, qui si tratta della mia pelle, mia capite? Cosa non sarei disposta a fare pur di conservarla, brutta e ormai rugosa, ma mia.
Eccolo, finalmente il consulente è in linea: pacato e esauriente, mi spiega che, se adotto a distanza un carrarmato e un campo minato, per ogni anno di adozione avrò il posticipo di un anno di vita. Ad un prezzo ragionevole e bloccato se confermo l’ordine di acquisto entro 48 ore.
D’altro canto le guerre hanno bisogno di odio, gente che pensi solo ai fatti propri e ovviamente di mezzi per andare avanti.
Io potrei apportare un contributo morale e operativo non indifferente, con un vantaggio per me che non si svaluta nel tempo.
Io non sono un egoista totale, vivere di più farà del bene alla mia famiglia, vedrò crescere i miei nipoti, potrò contribuire al costo dell’università, insomma potrò fare la mia parte nel mondo con un piccolo prezzo.
Lo so che anche voi, sotto sotto siete d’accordo con me. È come l’immondizia, una volta fuori dal cancello del palazzo uno se ne può serenamente dimenticare, non lo riguarda più. Il mondo è grande, se non la finanzio io una guerra, lo farà un altro, tanto vale…
Sono convinta, il sospiro di sollievo con cui lascio il consulente è seguito dal contratto via WA, da firmare in digitale.
La morte sarà anche una roba millenaria, ma al passo con i tempi.
Chiamo eccitatissima Anahit. Mi sento intelligente e pure un po’ invincibile, ho un contratto, posso pagarlo, sono salva.
La seguo con lo sguardo mentre attraversa il vialetto e sale sul mio patio, il passo leggero e quasi danzante. Apro la porta e SLAM, mi arriva una cinquina a piena potenza e perfettamente centrata sulla guancia sinistra.
‘Tu, brutta zusinska rinsecchita. Dammi il cellulare e siediti’.
Il Ballrog ha un attimo di perplessità: il timore del futuro viene sostituito da una reale e concreta fifa presente. Anahit non molla la presa sulla litania di insulti che mi sciorina parlando velocissima in un mix tra la sua lingua madre e il sabausko che ha imparato da me.
Zusinska l’ho capito preciso cosa vuol dire, il resto lo intuisco e tanto mi basta.
Rientro in me, riacchiappo il cell e dal menù delle scelte pigio 1.
La vita è adesso, mi chiama adesso, domani lo affronterò come posso, fosse anche come le zusinske della circonvallazione, a cui per un attimo va tutto il mio affetto.

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